C’era un tempo in cui la televisione era un cassone con un solo pulsante; c’era un tempo in cui il televisore non era piatto, né interattivo né tantomeno smart e il pc nemmeno esisteva. Era quello il tempo del calcio alla radio, unico mezzo per sapere tutto della tua squadra. Sapere e immaginare, dato che di video nemmeno l’ombra. Era il tempo dei gol visti con la mente, lontanissimo da quello delle reti in diretta, delle live reaction, di internet. Quel tempo lo ha attraversato anche il Catanzaro, il gracchiare delle frequenze ha fatto parte della storia delle Aquile e ne è stato protagonista durante la sua grande epopea. Ovviamente in maniera originale. Come quel 30 gennaio del 1972 quando dopo il gol di Mammì alla Juventus, qualcuno ha l’ardore di rubare il microfono ad un certo Enrico Ameri ed esternare la sua gioia con un “gollooo” entrato nella storia della radio quasi più in prepotentemente di quel tifoso catanzarese – eroe e idolo – entrato nella cabina del radiocronista di tutto il “Calcio minuto per minuto”. Già “tutto il calcio”: l’emblema del calcio raccontato alla radio, capace di narrare storie e romanzi che sembravano di fantasia ma che invece erano realtà. Come quella di una squadra di provincia, della più malfamata regione di Italia, capace di essere prima in classifica in serie A. E per sedici minuti di esserlo da sola. Sedici, stupendi, lunghissimi, minuti, rotti proprio da una voce alla radio che annuncia il gol del pari del Brescia e la fine del sogno. Una di quelle voci era particolare, profonda, inconfondibile: quella di Sandro Ciotti. Lui, il buon Sandro, che raccontò un’altra favola, dandole anche il titolo: “il miglior piede sinistro d’Europa”. La favola è quella di Massimo Palanca e dei suoi gol da calcio d’angolo, inimmaginabili a vederli, figurarsi a sentirli raccontare alla radio. Quella radio che quando “O’Rey” era pronto a calciare da fermo interrompeva l’Italia e si collegava con Catanzaro, cosa inusuale per una trasmissione dai ritmi sincopati e che l’eccezione la faceva per un rigore. Ma per una punizione o un angolo mai, a meno che non li battesse il “miglior piede sinistro d’Europa”. Il declino del Catanzaro è inversamente proporzionale al successo crescente dei programmi radiofonici (e agli albori delle tv a pagamento), così quando la quarta serie si impossessa del Catanzaro e sembra non lasciarlo più ecco l’epopea delle radio private. Anche a Catanzaro ne nascono e tra i picchi di audience c’è la domenica la partita del Catanzaro. Con una particolarità: la diretta della radio in tv. La voce del radiocronista e davanti l’immagine fissa del risultato (che spesso, ahinoi, non cambiava mai). Anni bui ma che la radio rende emozionanti perché anche con l’avvento del televideo è pur sempre la radio a darti le emozioni in diretta. O forse no. Come avviene nel 2002 quando sua maestà la pubblicità incombe nel bel mezzo della semifinale di ritorno playoff tra la Nocerina e il Catanzaro. Insensibile reclame che arriva proprio mentre Ferrigno segna il gol decisivo. Ma ci sarà modo di rifarsi, dieci anni dopo quando proprio grazie alla radio sono raccontati due gol iconici e fondamentali, che incastonano una stagione di gloria. L’ultima fino ai giorni nostri. Vittorio Giummo, il radiocronista dell’epoca, diventa un eroe al pari di Accursi e D’Anna, carneadi goleador in casa della capolista Perugia e al “Ceravolo” contro la Vigor, quando il cerchio sembra chiudersi. Perché la voce del buon Vittorio – e il suo proverbiale “ reteee” – al minuto 90 o giù di li, è coperta, in parte, da quella di altri presenti in tribuna stampa e ai distinti, superata dallo stesso “entusiasmo incontenibile” che sovrastò il racconto di Ameri diversi anni prima. È questo l’ultimo grande ricordo legato al racconto delle partite del Catanzaro alla radio. Un lungo viaggio in fm costellato di aneddoti, personaggi, frasi restate nella storia. In una parola: emozioni, spesso gracchianti ma sempre emozioni.
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